Arrestata Greta Thunberg, paladina del mondo green: stavolta qualcosa non torna

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"Gli eventi tendono a ripetersi", notava Marx, "la seconda volta come farsa".
Ebbene, credo che questa definizione sia fecondamente utile in questo contesto, intorno ai fatti di cui stiamo per ragionare.
Perché è di nuovo accaduto: Greta #Thunberg, icona del nuovo #ambientalismo neoliberale di maniera, simbolo tra i più gettonati dell’economia di gradimento padronale, è stata nuovamente arrestata.
La volta scorsa, come senz’altro potete rimembrare, accadde in #Germania.
Questa volta cambia l’ambientazione, dacché Greta viene arrestata a #Oslo, ma resta invariato il copione.

La piccola scandinava viene catturata dalle forze dell’ordine mentre intenta a condurre una delle sue usuali, irrilevanti manifestazioni per l’ambiente, quelle, per intenderci, che tanto piacciono al padronato cosmopolitico, il quale in tanti contesti si è mostrato felice di esibirsi mentre stringeva la mano alla Thunberg.
Non abbiamo, è vero, gli elementi per dire se si tratti realmente di una messa in scena, come taluni malignamente sostengono.
Non ci spingiamo a dire tanto, anche se davvero non ce ne stupiremmo.

Quel che diciamo, senza tema di smentite, senza ambagi, e che con questa scena, una volta di più, passa l’idea che l’ambientalismo neoliberale di Greta non piaccia al potere, quando in realtà sappiamo che al potere piace moltissimo e che anzi punta tutto su quell’ambientalismo pienamente coerente con i moduli della green economy come fonte rinnovabile di business per i global leaders, per i padroni del mondo, per "il club dei ricchi", come lo chiama Noam Chomsky.

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La questione ambientale è seria, molto seria, direi troppo seria per essere lasciata a Greta Thunberg e ai padroni del mondo.
Questi ultimi, peraltro, sono coloro i quali causano i massimi danni all’ambiente e dunque non possono in alcun modo pretendere di essere la soluzione ai mali che essi stessi cagionano.
L’ambientalismo neo padronale fa di tutto per evitare che la lotta per l’ambiente si congiunga con la lotta contro il capitale.
Proprio a questo servono figure massicciamente spinte dal sistema, propagandate e celebrate come Greta Thunberg.
Oltre a ciò, i padroni del caos trasformano anche la questione ambientale in un fattore di business, mediante la tanto in voga green economy, dove naturalmente l’accento cade tutto su economy e non certo su green.

Insomma, Greta Thunberg che piace ai padroni del mondo, i quali possono ben dire che ella con le sue proteste del venerdì, con il suo ambientalismo irrilevante ed interclassista, svolge la funzione di dramatis personae di questa visione dominante, quella che in qualche modo implica una disgiunzione completa fra anticapitalismo e ambientalismo.
Quella che fa credere che in fondo il vero ambientalismo sia quello pienamente integrabile con i moduli della green economy, ossia del nuovo profitto verde del capitale no border.

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