Cari giornali, vivere in macchina non è una bella favola da raccontare, ma il simbolo del tracollo

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Sta riscontrando una certa diffusione in questi giorni un articolo che si trova su diverse testate e che parla di un giovane precario costretto ad abitare nella propria auto. In sostanza il giovane ha perso letteralmente tutto e ora non può che vivere a bordo del proprio veicolo, che dunque è diventato anche la sua abitazione. Così leggiamo, ad esempio, sul Corriere del Veneto.

I professionisti dell’informazione tengono a far sapere che questa vicenda diventerà anche un film documentario. In questa storia ciò che più stupisce non è tanto la sorte del giovane malcapitato, una delle tante vittime della precarizzazione neoliberista e delle asimmetrie dominanti nel quadro del turbocapitalismo globalizzato. A colpire è invece lo stile narrativo adottato dagli araldi del consenso e dal clero giornalistico regolare.

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