CARLO ROVELLI IMMENSO SUL PALCO DEL PRIMO MAGGIO: LA DENUNCIA SULLA GUERRA E L’ATTACCO A CROSETTO

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E’ passato anche il #primomaggio e non sono mancate, anche sta volta, le polemiche. In che occasione?
Ovviamente nel noto e solito concertone della festa dei lavoratori.
E’ stato il fisico Carlo #Rovelli a suscitare lo scalpore: la sua critica si è scagliata contro l’invio di armi, contro le spese militari.
"Stiamo andando verso una #guerra che cresce, e invece di cercare soluzioni i Paesi si sfidano, invadono, soffiano sul fuoco della guerra e la tensione internazionale non è mai stata così alta come adesso"
In particolare se l’è presa con il Ministro della Difesa Guido #Crosetto, che così contrattacca a Repubblica: "Rovelli non sa di che parla.
Lui faccia il fisico. Basta che nel suo studio dell’#Ucraina non sbagli la parte per cui lavorare, perché normalmente chi è pacifista poi è per i russi".

Rovelli nell’ultimo anno e mezzo ha preso delle posizioni molto dure sulla guerra in Ucraina. Era invitato sul palco del primo maggio e ha causato un po’ di sommovimenti. Poi c’era Ambra Angiolini con quel maglioncino a strisce gialle blu: il maglioncino ucraino.
Un po’ la cifra del primo maggio. Tornando però alla guerra, non credo che il problema sia Crosetto.
Non è lui che decide il proseguimento della guerra. Il problema sono semmai gli equilibri internazionali.
A farla breve, anche se non ci fosse Crosetto e ci fosse invece un governo di sinistra, sarebbe la stessa cosa.
Ma lo sappiamo: l’Italia, per vari motivi storici e politici, è costretta a stare lì a subire tutte queste pressioni.

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Tuttavia il fatto che Rovelli abbia espresso questa critica è positivo e funzionale come sempre alla democrazia, che si fa anche così.
Se uno arriva lì e fa una cosa ruvida, che fa discutere: ben vengano queste polemiche.
Il problema semmai è quando ci sono altri che dicono stupidaggini in favore di telecamera: banalità su banalità tipo sul solito "regime che ritorna". Insomma tutte frasi per far parlare di se stessi. In questo caso invece c’è una persona che tra l’altro si sta mettendo a rischio, perché non è che abbia guadagnato ottima pubblicità da queste posizioni sulla guerra.
Si è preso un sacco di critiche e un sacco di attacchi: avesse parlato solo di scienza sarebbe stato un venerato maestro.
Ma passare da "venerato maestro" ad altro, è un attimo: ti fanno poi passare come un pazzoide.

Insomma per concludere, il fatto che l’abbia fatto sul palco non è un problema: meglio di quei soliti slogan sul lavoro che vengono poi neutralizzati. Il bello è che tutto questo ha causato un grosso cortocircuito: la conduttrice ha il maglioncino ucraino e arriva Rovelli che critica la guerra in quel modo. Uno scontro di retoriche diverse che fanno un po’ ridere.
Perché è così che ciò svela l’imbarazzo, l’ipocrisia che abbonda da destra a sinistra.
Il fatto è che però finché rimaniamo all’interno degli slogan, della contrapposizione storica destra-sinistra, che tra l’altro ha fatto il suo tempo, allora tutto bene.
Invece quando poi si arroventa la questione allora lì si fa complicata.

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