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Il sindacato #OSAPolizia ha recentemente conferito in audizione presso la Commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione del Covid-19. Antonio Porto, segretario nazionale del sindacato, ha espresso una forte critica alla gestione della pandemia e alle azioni intraprese dalle forze dell’ordine durante quel periodo.
Porto ha aperto il suo intervento con un’inaspettata richiesta di scuse: “Nasce in me quale rappresentante di Osa Polizia l’esigenza di dover chiedere scusa a tutti i cittadini italiani per quanto hanno subito in quel periodo per opera e per volere della loro istituzione governativa”.
Il segretario ha poi sollevato diverse questioni critiche riguardanti la gestione della pandemia, denunciando “la persecuzione dei cittadini che violavano gli obblighi legati al lockdown”, sottolineando come le forze dell’ordine siano state utilizzate per un “capillare controllo del territorio”.
“Sin dall’inizio abbiamo notato la divergenza tra realtà e quanto comunicato attraverso i media”, ha dichiarato Porto, dichiarando poi quanto fosse impossibile per i poliziotti esercitare dissenso: “Purtroppo, molti hanno dovuto obbedire: bisognava andare per vie gerarchiche e gli ordini erano quelli. Qualcuno è anche stato punito disciplinarmente”.
Il sindacato ha anche presentato dati che mettono in discussione l’efficacia delle misure adottate, in particolare riguardo ai vaccini, sebbene non siano oggetto d’inchiesta in questo momento: “In due mesi abbiamo avuto quasi il 50% di contagiati sul totale di due anni”, dice Porto riferendosi al periodo successivo all’introduzione dell’obbligo vaccinale.
Alle inoculazioni, secondo il segretario di OSA Polizia si è anche arrivati tramite una propaganda simbolica: "Non ci spiegavamo come mai a Bergamo ci fosse solo una bara per camion, quando poteva contenerne due o tre. Percepimmo subito che qualcosa non andava e qual era l’obiettivo".
Ascoltate la sua testimonianza in Commissione Covid
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