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Il conflitto fra Israele e Iran continua ad assumere tratti sempre più tragici. Nella mattinata di ieri, lo Stato ebraico ha ripreso gli attacchi su Teheran, principalmente nelle zone orientali e occidentali della capitale. Tra le zone interessate, l’area di Chitgar, il grande centro commerciale Iranmal, Shahrak Bagheri e i dintorni del quartiere olimpico, oltre ai palazzi della TV nazionale del regime sciita.
Inevitabilmente, è arrivata la reazione immediata dei Pasdaran. Infatti, come in mattinata le forze israeliane avevano invitato le popolazioni civili iraniane a evacuare le zone limitrofe alla capitale, allo stesso modo il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica ha diramato un avviso di evacuazione urgente in ebraico rivolto ai residenti di Tel Aviv. "Vi consigliamo di lasciare immediatamente la città per la vostra sicurezza" (Haaretz).
In diretta su "LAVORI IN CORSO" la giornalista iraniana Hana Namdari ("Independent Persian"), ha dato la sua visione del conflitto, denunciando al tempo stesso gli abomini del regime sciita oltre che la strana connivenza di una certa narrazione occidentale.
“Come mai l’Occidente non ascolta il popolo iraniano?” — è la domanda che Namdari rilancia con forza. Da anni, racconta, gli iraniani gridano al mondo il male che subiscono: “Il regime islamico non è un serpente, è un polpo con tentacoli ovunque. Un cancro che deve essere eliminato”.
Secondo la giornalista, il mondo continua a confondere la questione di Gaza con quella dell’Iran: “Sono due cose completamente diverse. Ma il regime sfrutta tutto, arma Hamas, arma Hezbollah. E intanto tiene il suo popolo sotto terrore da 47 anni”.
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