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Nelle ultime ore la tensione in Medio Oriente è salita a livelli mai visti dall’inizio del conflitto tra USA, Israele e Iran. Oggi, 23 giugno 2025, la Repubblica sciita ha effettuato un attacco missilistico contro la base militare statunitense di Al Udeid, situata vicino a Doha, in Qatar.
Secondo quanto riferito da agenzie internazionali come Reuters e Axios, almeno sei missili sono stati lanciati dall’Iran in una chiara rappresaglia ai raid statunitensi notturni che, tra il 21 e il 22 giugno, hanno colpito e distrutto siti nucleari iraniani strategici a Fordow, Natanz e Isfahan.
Le esplosioni sono state avvertite chiaramente nella capitale qatariota e l’Amministrazione Federale dell’Aviazione statunitense ha immediatamente chiuso lo spazio aereo attorno alla base, segnalando la gravità della situazione. Fonti israeliane citate da Axios hanno parlato di almeno dieci missili diretti verso le strutture americane in Qatar, mentre una base americana in Iraq, Ayn al-Asad, già oggetto di attacchi iraniani in passato, è stata anch’essa colpita, con l’attivazione dei sistemi di difesa aerea e danni documentati.
La tv di Stato iraniana ha confermato ufficialmente l’inizio dell’operazione, denominata “Glad Tidings of Victory”, annunciando un’azione di rappresaglia volta a rispondere agli attacchi statunitensi. Da Washington, la Casa Bianca ha dichiarato di monitorare “da vicino” la situazione, consapevole della pericolosità di un’escalation incontrollata.
Questi eventi segnano un nuovo e drammatico capitolo di un conflitto che potrebbe avere conseguenze gravissime per la stabilità regionale e la sicurezza globale. La situazione è al centro del dibattito internazionale, con appelli urgenti alla calma e alla diplomazia.
In questo scenario, si inserisce l’analisi di Marco Rizzo, segretario di Democrazia Sovrana Popolare, intervenuto a "Lavori in Corso", che ha offerto una lettura lucida e spiazzante degli eventi in corso.
“Siamo sull’orlo dell’abisso ormai. Il tema della guerra riguarda tutti, anche se non sarà nucleare. Basterebbe che l’Iran chiudesse lo Stretto di Hormuz per ritorsione, e il prezzo del petrolio raddoppierebbe. Andrebbe tutto a scatafascio”, ha detto Rizzo, sottolineando le pesanti ricadute economiche globali di un’escalation ulteriore nel Golfo.
Il leader politico ha poi proposto una riflessione più ampia sulle cause strutturali del conflitto: “Se sovrapponete le mappe delle risorse energetiche e quelle delle guerre, scoprirete che coincidono perfettamente. Il vero nodo non è ideologico o religioso: si parla del controllo di petrolio, gas e acqua”.
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