La macchina del fango su Alessandro Giuli ha un solo obiettivo: sminuirlo prima che passi all’azione

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È recentemente terminata, in maniera non propriamente entusiasmante, la vicenda di Gennaro Sangiulliano, esponente della destra bluette neoliberale atlantista, nonché ministro della cultura. Dopo varie peripezie mediatiche che l’hanno portato financo a scusarsi tra le lacrime in riferimento alla propria moglie, a Giorgia Meloni, San Giuliano ha mollato l’osso e ha rassegnato le proprie dimissioni indiscutibili. A succedere a San Giuliano è stato nei giorni scorsi Alessandro Giuli, che diventa ora Ministro della Cultura.

Alessandro Giuli è stato nominato da pochi giorni ed è subito partita, immarcescibile come sempre, la macchina del fango, quella che cerca di scavare nel passato, in questo caso di Alessandro Giuli, per infangarlo e per delegittimarlo ancor prima che egli sia passato all’azione. Si è detto che Alessandro Giuli non è laureato, benché abbia compiuto il suo ciclo di studi in filosofia, non ha discusso poi la tesi di laurea, così è stato detto. Ma soprattutto si è andato a ripescare il suo passato nelle fila della destra nera, in particolare in relazione alla sua presenza stabile in un movimento dell’estrema destra post fascista.

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