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Le ultime due uscite di Saviano di cui non avevamo proprio bisogno – Diego Fusaro

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E’ tornato a farsi vivo, non che ne avvertissimo invero la mancanza, l’immarcescibile bardo cosmopolita Roberto #Saviano, l’aedo della globalizzazione liberal progressista del sontuoso attico di Nuova York, il cantore ditirambico dei rapporti di forza simmetrici del turbocapitalismo. Egli, come sempre, è cinto da noia patrizia ed è sempre sorvegliato dai nerboruti e guardinghi uomini della scorta.

Roberto Saviano passa presso l’opinione pubblica per essere l’intellettuale dissidente, l’intellettuale disallineato rispetto al potere e sempre in lotta per la giustizia e per il bene dell’umanità. Ma a una più attenta analisi il bardo cosmopolita risulta invero essere l’intellettuale, massimamente funzionale all’ordine simbolico dominante, della globalizzazione liberal progressista, arcobalenica e wokista. Ed è ovviamente per questo motivo che il bardo cosmopolita del sontuoso attico di Nuova York gode di visibilità mediatica permanente, e viene ogni giorno celebrato all’unisono dai giornali e dalle televisioni dell’ordine dominante. Del resto non vi sarà sfuggito il paradosso.
Se Roberto Saviano fosse così inviso al potere, perché mai il potere dovrebbe santificarlo e celebrarlo a reti unificate ogni giorno?

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