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Hanno scatenato un terremoto mediatico le parole pronunciate da Mark #Zuckerberg in un suo recentissimo annuncio via social che potremmo definire epocale per il contenuto: "Penso che una buona parte dell’establishment si sia confuso su numerosi elementi fattuali e abbia chiesto di censurare moltissime notizie che, a posteriori, si sono rivelate quantomeno dibattibili se non addirittura vere. Torneremo alle nostre radici e ci concentreremo sulla riduzione degli errori, sulla semplificazione delle nostre politiche e sul ripristino della libertà di espressione". Una morte annunciata, difatti, quella dei fact checkers che impazzano sulle principali piattaforme di casa Meta.
Marco #Travaglio, ai microfoni di Lilli Gruber, ha analizzato le radici del fenomeno ‘fact checking’ e le ripercussioni che quest’ultimo ha avuto sul dibattito social e mediatico: "È bellissima l’idea di fare fact-checking, il problema è che bisogna investire qualcuno del compito di ergersi a ministro della verità, orwellianamente parlando. Io non riconosco a nessuno l’autorità di fare il ministro della verità.
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