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Sta facendo molto discutere, soprattutto in rete ma non solo, l’immagine della studentessa iraniana che si spoglia e passeggia in intimo tra donne coperte integralmente, come è consuetudine presso il popolo iraniano. L’immagine viene ora presentata come il trionfo della protesta femminile in nome della propria emancipazione nel mondo islamico. Si tratta, come subito chiarirò, dell’ennesima prestazione propagandistica dell’Occidente, o meglio dell’Uccidente liberal-atlantista, il quale da tempo sogna una velvet revolution, o rivoluzione colorata che dir si voglia, atta a rovesciare il governo iraniano e a trasformare l’antica e nobile Persia, che stava sullo stesso piano della Grecia classica, in una dépendance della civiltà dell’hamburger.
Si potranno muovere tutte le critiche che si vorranno all’ordine teocratico iraniano, ma deve essere un punto fermo che l’emancipazione del popolo persiano spetta soltanto a esso, e non può certo essere esportata con missili democratici, imperialismo etico e bombe intelligenti, secondo il classico, e squallido, modus operandi dell’imperialismo di Washington. E ciò secondo un macabro copione che abbiamo già visto molteplici volte realizzarsi in questi anni, copione al quale si attagliano perfettamente le parole dell’antico Tacito: "Fanno il deserto e lo chiamano pace".
#Iran #femminismo #Occidente
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