NEONATI SEPOLTI: PERCHÉ L’ACCUSATA NON È IN CARCERE? ▷ “ECCO IL MOTIVO PER CASI DEL GENERE”

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E’ di queste ore la notizia secondo cui la Procura di Parma ha chiesto il carcere presentando appello contro l’ordinanza con cui la Gip aveva disposto i domiciliari per Chiara Petrolini.
La 21enne, rea confessa con l’accusa di omicidio premeditato e soppressione di cadavere nei confronti dei due neonati trovati nel giardino di casa, è rimasta finora ai domiciliari con i genitori come garanzia di rispetto della pena. E’ proprio questo il punto su cui la Procura si focalizza per contestare il provvedimento. Ma come mai la Gip ha preso una decisione del genere? Quali sono le valutazioni sul caso di specie?

"Mi sono arrivate milioni di domande come questa, quindi posso immaginare di fronte a una vicenda così forte emotivamente.
Diciamo in generale che la misura cautelare, può essere quella carceraria, quella ai domiciliari e le altre misure cautelari possono essere applicate non solo di fronte alla gravità indiziaria, cioè di fronte a degli elementi che possono ragionevolmente portare a una sentenza di colpevolezza, ma anche alla presenza di tre presupposti".

A parlare ai microfoni di Francesco Caselli è l’avvocato Giuseppe Di Palo:

"Il primo è la possibilità che vengano inquinate le prove; due, il pericolo di fuga e tre, la possibile reiterazione del reato.
Ora, ragioniamo insieme: inquinamento probatorio. Sta ragazza cosa inquina? I resti sono stati trovati ormai, diciamo che gli elementi sono quelli e non possono essere inquinati.
Seconda cosa: pericolo di fuga. Secondo la giurisprudenza il pericolo di fuga si deve comunque appigliare a dei dati concreti, non c’è un pericolo di fuga. Tre, pericolo di reiterazione del reato. Abbiamo una situazione in cui la ragazza ha partorito due figli e ha commesso quello che ha commesso.

Credo che in questa situazione forse la misura degli arresti domiciliari sia quella più appropriata a caso di specie".

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