Operaio messo in regola subito dopo il malore: contratto firmato mezz’ora prima arrivo Carabinieri

tava eseguendo alcuni ritocchi di dipintura in un cantiere a Caorle (Venezia) quando è crollato al suolo, esausto. Era il 2024, maggio inoltrato, quindi non così caldo da giustificare il venir meno delle forze in un ragazzo di 25 anni. E non stava nemmeno trasportando sacchi di cemento o carriole di mattoni, si stava occupando di porzioni di pareti da imbiancare per la seconda passata.

Quando Spisal e carabinieri si sono presentati nel cantiere interessato per quello che tecnicamente era un incidente sul lavoro, si è aperto lo squarcio sul motivo per il quale il giovane del Marocco, senza permesso di soggiorno, era svenuto: era stanco morto. Da un anno si spostava tra cantieri sparsi tra Pordenone, Udine e Venezia, senza orari (si lavora oltre ogni resistenza umana, con ritmo preindustriale), senza contratto, in nero. Per 150 euro al mese. Il datore di lavoro, un imprenditore egiziano, gli aveva fornito un giaciglio: un letto in una cascina condivisa con altri operai. Dove, a questo punto dell’indagine è arrivata a una condanna, è lecito immaginare svenisse, più che cadere addormentato. Scarpe antinfortunistiche, casco, ganci e corde? Mai visti. Formazione e visite mediche, neanche a parlarne.

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