Polis pt.14 – Belle Ciao

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Cambiare tutto per non cambiare niente, o almeno fare finta di farlo. È così che possiamo sintetizzare le prime settimane di Elly Schlein come Segretaria del PD. Nonostante i proclami infatti, il posizionamento di Bonaccini alla presidenza non ha portato con sé l’unità sperata, ringalluzzendo al contrario l’ala a lui fedele e costringendo la leader a un inatteso e complicato negoziato per la composizione della segreteria, che già lascia intravedere più di uno scricchiolio all’interno del partito.

Se questo è lo stato dell’arte dell’opposizione, maggiore tranquillità traspare al momento nella coalizione di governo. Il 16 marzo il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato il disegno di legge per la riforma del sistema fiscale, insieme al decreto-legge sulla costruzione del ponte sullo Stretto, accontentando un po’ tutti gli schieramenti sui temi cardine della campagna elettorale. Ciò ha permesso a Giorgia Meloni di recarsi con maggiore leggerezza al Congresso Nazionale della CGIL, presenziando storicamente dopo ben 27 anni di assenza di qualsiasi Presidente del Consiglio.

La fiamma tricolore nel covo del più vecchio sindacato d’Italia, istituito l’anno dopo la caduta del fascismo, è la fotografia dei tempi che viviamo. Invitata a parlare direttamente dal Segretario Generale Landini – oramai totalmente a suo agio nello stringere la mano dei capi partito, che siano di destra, di centro o di sinistra – Giorgia non ha tentennato salita sul palco, nemmeno quando una parte dei presenti ha intonato l’orami famigerata “Bella Ciao”, vera e propria kryptonite per chi è cresciuto a pane e Duce.

I tempi della contrapposizione ideologica sono ormai finiti. Oggi destra e sindacati possono stare dalla stessa parte, che non certamente quella dei cittadini, come si evince dai passaggi chiave del discorso della Meloni. No al salario minimo, vera e propria tomba potenziale degli odierni sindacati, e focus sul mondo del lavoro, da adeguare precarietà media dell’Unione europea, perché va bene la disoccupazione ma lo spirito patriottico ci impone di non essere tra gli ultimi nelle classifiche.

Se di problemi si deve parlare, al momento quelli arrivano dall’Europa. Nel Consiglio europeo del 23 e 24 marzo Giorgia Meloni ha cercato in ogni modo di mettere al centro del dibattito la questione migranti ma più di un osservatore ha sottolineato il suo fallimento. Le armi all’Ucraina hanno avuto la precedenza, così come le problematiche causate dall’Italia per la mancata ratifica della riforma del MES, soprattutto in questo momento di forte incertezza finanziaria dovuta alle crisi bancarie.

Puntare i piedi in Europa avrà i suoi effetti o la strategia è destinata a fallire? Scopriamolo insieme.

“POLIS, Primo piano sulla politica” da un’idea di Massimo Cascone.

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Conduce Massimo Cascone.
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