UN ASCOLTATORE CI SCRIVE: “ZELENSKY HA RAGIONE, LE ARMI SALVANO VITE” ▷ LA RISPOSTA DI FABIO DURANTI

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"Le #armi salvano vite".
A sentirlo così non può non tornare in mente 1984 e il socing di orwelliana memoria. Invece si tratta del titolo di Repubblica editato sulle parole di #Zelensky.
Ma se l’ossimoro di guerra sembra evidente per qualcuno, ad altri lo è meno: "Sì, le armi salvano vite. Per esempio se subisci una rapina grazie a un’arma potresti difenderti e salvare vite". Il messaggio di Claudio è ovviamente adattato alla metafora bellica, come se l’Ucraina fosse una persona che sta subendo un furto.
Ma a Fabio #Duranti non sfuggono le contraddizioni di un’affermazione simile, che funziona solo nella teoria, ma meno nella fredda pratica bellica. Il tutto ovviamente funziona personificando Ucraina e Russia come vittima e assalitore: "Caro Claudio, tu puoi fare tutti i ragionamenti del mondo. A parte il fatto che se io ho una pistola posso anche non risolvere il problema. Potrei aggravarlo. Come? Ad esempio se la so usare meno bene del mio assalitore. Tiro fuori un’arma, lui mi neutralizza e spara a me uccidendomi insieme alla mia famiglia. Non solo muori, ma non impedisci nemmeno il furto".

E poi c’è anche un aspetto forse troppo poco menzionato nel dibattito sulle ostilità: "L’evoluzione dell’essere umano va nella direzione della #pacificazione, non del riarmo. Noi dobbiamo fare in modo che la diplomazia vinca, che vinca il dialogo, che vinca la scienza quella vera, fatta di discussioni e non di pensieri unici.
Il tuo esempio, caro Claudio, non calza. Ci sono troppe variabili da considerare, e infatti la vicenda della guerra ti dà torto per questo motivo: rifornire di armi l’#Ucraina non è stato affatto un modo per fermare la guerra, anzi".

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