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“VI SPIEGO CHI È PREVOST E PERCHÉ PRIMA DI UN ALTRO PAPA ITALIANO PASSERÀ MOLTO TEMPO” | Mon Stenico

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Un vento nuovo soffia su Roma: per la prima volta nella storia, la voce che si affaccia dalla Loggia delle Benedizioni di San Pietro non ha accento italiano né europeo, ma quello di Chicago, con echi di America Latina. È il segno di una Chiesa che cambia pelle e si apre davvero al mondo. Così, l’8 maggio 2025, il conclave ha scelto Robert Francis #Prevost come 267° pontefice, il primo Papa statunitense, che ha assunto il nome di Leone XIV.

Chi è Francis Prevost, Papa Leone XIV

Robert Francis Prevost nasce a Chicago il 14 settembre 1955, in una famiglia dalle radici profonde: padre di origini francesi e italiane, madre spagnola. Cresciuto negli Stati Uniti, si distingue presto per il suo spirito aperto e la vocazione internazionale. Dopo la laurea in Matematica e Filosofia alla Villanova University di Filadelfia, nel 1977 entra nel noviziato degli agostiniani, emettendo i voti solenni nel 1981. L’anno successivo, a Roma, è ordinato sacerdote mentre studia Diritto Canonico all’Angelicum.

Il suo cuore missionario lo porta in Perù, dove opera tra il 1985 e il 1998: prima nella diocesi di Chulucanas, poi come direttore della formazione degli agostiniani e vicario giudiziario a Trujillo. Qui, Prevost si immerge nella realtà latinoamericana, ottenendo anche la cittadinanza peruviana. Nel 1999 torna a Chicago come priore provinciale, ma già nel 2001 viene eletto priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, incarico che ricopre per dodici anni, guidando la crescita spirituale e l’espansione dell’ordine in tutto il mondo.

“Missionario prestato alla Curia”

Nel 2015 #Papa Francesco lo nomina vescovo di Chiclayo, in Perù, e nel 2023 lo chiama a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ruoli di grande rilievo nella Curia vaticana. La sua elezione a Papa – avvenuta al quarto scrutinio del conclave – è stata accolta come una scelta di apertura e di continuità con il pontificato di Francesco, soprattutto per l’attenzione ai temi sociali e alla Chiesa globale.
Leone XIV è considerato un “missionario prestato alla Curia”: uomo di dialogo, decisione e visione internazionale, molto apprezzato da Papa Francesco e vicino alle sue posizioni riformatrici. La scelta del nome, Leone, richiama la dottrina sociale della Chiesa e l’eredità di Leone XIII, autore della storica enciclica Rerum Novarum.

L’attesa (ancora lunga) per un Papa italiano

L’elezione di Leone XIV segna un altro, forse definitivo, allontanamento dalla tradizione italiana del papato. Dopo 47 anni di attesa – l’ultimo Papa italiano fu Giovanni Paolo I nel 1978 – l’Italia resta ancora una volta spettatrice di una Chiesa sempre più universale. In questi decenni, il soglio di Pietro è stato occupato da pontefici polacchi, tedeschi, argentini e ora statunitensi, riflettendo la volontà dei cardinali di rappresentare la globalità del cattolicesimo e le sue nuove periferie.
Questa lunga attesa ha alimentato speranze e delusioni nel Paese che ospita il Vaticano e che per secoli ha dato quasi tutti i Papi. Ma la scelta di Prevost conferma che la Chiesa guarda oltre i confini nazionali: la sua esperienza in America Latina e il suo profilo internazionale sono stati determinanti, mentre i cardinali italiani, pur partendo favoriti nei pronostici, hanno visto ancora una volta convergere i voti su un candidato “di frontiera”.
Il futuro, dunque, resta aperto. Ma la storia recente insegna che l’italianità non è più un requisito, bensì una possibilità tra le tante. E l’attesa per un nuovo Papa italiano si fa, di conclave in conclave, sempre più lunga e incerta.

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