Decreto flussi pronto alla modifica: il governo ci casca e mostra il vero volto della postdemocrazia

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Leggiamo su Ansa che il ministro #Piantedosi ha detto testualmente: "Pronti ad aumentare le quote del decreto flussi".
In sostanza, spiega Ansa, il Ministro dell’Interno Piantedosi durante il question time alla Camera nel quale è intervenuto, ha spiegato che sono state 227.000 le istanze pervenute al Viminale per l’ingresso di lavoratori stranieri attraverso il decreto flussi.
"Il decreto – queste sono parole di Piantedosi – è un primo punto di svolta, ma intendiamo proseguire su questa strada nella convinzione che venire nel nostro Paese nel pieno rispetto delle regole sia il modo più efficace per combattere l’#immigrazione clandestina e favorire al contempo l’integrazione dei migranti regolari. Questo è l’obiettivo del #Governo".

Ora non ci stupiamo davvero della decisione del governo della destra bluette neoliberale, dacché una volta di più abbiamo la prova provante del fatto che la destra bluette neoliberale e la sinistra fucsia e neoliberale sono semplicemente le due ali dell’aquila del turbo capitalismo. Il turbocapitalismo, infatti, utilizza la destra e la sinistra come semplici propaggini di un giuoco manipolatorio di finzione elettorale, in forza del quale fa apparire pluralistico un ordine che è intrinsecamente totalitario.
Nel quadro del nuovo ordine mondiale liberal capitalistico, infatti, è possibile essere liberali di destra, liberali di centro e liberali di sinistra. Ma non è ammesso il non essere liberali, cioè il contestare ab imis fundamentis il sistema stesso del global capitalismo.
Ecco allora che quest’ultimo, il global capitalismo, utilizza destra e sinistra alla stregua di due camerieri con il colore della livrea diversa certo bluette a destra, fucsia a sinistra, ma aventi il medesimo scopo e agenti nella medesima maniera.

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Infatti che vi sia al governo il cameriere con la livrea bluette o che vi sia al governo il cameriere con la livrea fucsia, poco cambia, dacché essi egualmente attuano i desiderata del padrone cosmopolitico che in alto, con i suoi summit privati come il Bilderberg o il Forum di Davos, decide le traiettorie fondamentali e affida poi ai politici, ossia ai camerieri di cui sopra, il compito di imporre in ogni caso le scelte del blocco oligarchico neoliberale. Sicché, al tempo del capitale viviamo in una piena "postdemocrazia", come l’ha chiamata Colin Crouch, in cui le elezioni sono solo un giuoco, una finzione, un teatro che fa apparire democratico un ordine che non lo è né poco né punto.
Perché alla fine vige semplicemente un’alternanza senza alternativa, tipica della grosse coalizione neoliberale, in cui tutti, dall’estrema destra neoliberale all’estrema sinistra neoliberale, sono interni al partito unico articolato del capitale.

La seconda questione da evidenziare riguarda l’esigenza che la classe dominante ha dell’immigrazione di massa, che viene giustificata super strutturalmente con parole attrattive quanto vuote come "accoglienza", "integrazione", "tolleranza" e "apertura", e che in realtà è funzionale all’abbassamento delle condizioni del lavoro. I migranti, infatti, permettono al capitale di avere braccia a basso costo, da sfruttare senza pietà e per di più chiamando ciò con i nomi allettanti di "accoglienza" e "integrazione".
L’immigrazione di massa permette poi al capitale di abbassare per le logiche della competitività, i costi della forza lavoro in generale e quindi anche quelli della forza lavoro autoctona. Infine, l’immigrazione di massa permette al capitale di alimentare, soffiando sul fuoco, il fuoco del conflitto orizzontale tra migranti autoctoni, vale a dire il conflitto di classe all’interno della medesima classe o, se preferite, il conflitto del basso contro l’ancora più in basso conflitto dal quale resta totalmente escluso, sa va sans dire, l’alto della plutocrazia neoliberale che può indisturbata continuare a fare i propri affari.

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