Educazione globale, l’utopia non ancora realtà: 64 milioni di bambini nel mondo ancora senza scuola

All’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’educazione viene individuata come un "diritto indispensabile" per lo sviluppo della personalità e della capacità di saper riconoscere e difendere il rispetto dei propri diritti e delle libertà personali fondamentali. Nel frattempo però si stima che in tutto il mondo i bambini che non frequentano la scuola elementare sono 123 milioni, cioè l’11,5% del totale dei giovani di età compresa tra i 6 e i 15 anni. Nessuno di loro ha accesso ad un’istruzione adeguata, esposti per questo a rischi gravissimi, dallo sfruttamento semi-schiavistico sul lavoro, agli abusi sessuali, ai matrimoni precoci. Uno scenario tragico, popolato da chi ha tanto, addirittura troppo, e da chi ha poco, addirittua niente. Disuguaglianze educative che colpiscono gli studenti dei Paesi più poveri, per i quali frequentare la scuola significa molto più che imparare a leggere e scrivere. Vuol dire spesso avere la banale certezza di poter mangiare ogni giorno, almeno un pasto completo. A fronte di tutto questo, sorgono idee e iniziative per contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico, a favore di un sistema educativo globale più equo, considerato come la premessa per evitare l’insorgere di altri problemi destabilizzanti. Una di queste iniziative ruota attorno alla Partnership globale per l’istruzione (GPE) guidata da Laura Frigenti – protagonista di questa conversazione – ex direttrice dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS), con una lunga esperienza in importanti organismi internazionali, come la Banca Mondiale. La GPE è un impegno condiviso da molti per porre fine alla crisi mondiale dell’apprendimento. È l’unico fondo globale dedicato interamente ad aiutare i bambini nei Paesi a basso reddito affinché ottengano un’istruzione di qualità. In 20 anni, 160 milioni di bambini sono entrati in aula per la prima volta. Attorno alla GPE si riuniscono governi, insegnanti, società civile, donatori, agenzie delle Nazioni Unite, banche di sviluppo, imprese e fondazioni private per trasformare i sistemi educativi in modo che ogni ragazza e ragazzo possa avere speranza, opportunità e libertà di azione.

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