“I barchini della morte” in Tunisia – Il Cavallo e la Torre

Per migliaia di subsahariani in Tunisia la parola Boza vuol dire movimento, partenza. È il segnale che in nottata ci sarà una barca pronta a prendere il mare per raggiungere Lampedusa. Nella maggior parte dei casi si tratta di barchini in ferro, lunghi 7 metri, che pesano tra i 3 e i 400 chili, realizzati clandestinamente dentro dei ruderi alla periferia di Sfax. Il primo a lanciare l’allarme è stato il procuratore della Repubblica di Agrigento Salvatore Vella: tutti gli ultimi naufragi al largo di Lampedusa riguardano quei barchini. Chiunque in Tunisia li conosce come "I barchini della morte". L’inchiesta di Giuseppe Ciulla, con il videomaker Giulio Reale e la fixer Samar Zaoui mostra da dove partono, dove vengono costruiti, a chi sono destinati e come funziona l’organizzazione criminale che li produce. Il colonnello Amr Saber Younes, che comanda la Guardia Nazionale tunisina della zona di Sfax, svela un giro d’affari da 500mila euro a notte e un numero di partenze altissimo. E denuncia: "Sfortunatamente non abbiamo un contatto diretto con le autorità italiane dall’altra parte della costa, come la Guardia di Finanza o la Guardia Costiera italiana. Nessun contatto".

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