Il caso di Ilaria Salis

La vicenda di Ilaria Salis, la maestra 39enne milanese in carcere in Ungheria perché accusata di aver aggredito due estremisti di destra nella capitale Budapest, e fotografata in catene durante la prima udienza (che si sappia) del processo lunedì 29 gennaio, continua a tenere banco nel dibattito pubblico – e politico – italiano.

Salis è accusata di aver aggredito alcuni militanti neonazisti durante una manifestazione avvenuta l’11 febbraio 2023, ma lei si dichiara innocente. Ci sono dei dubbi sulle condizioni igienico-sanitarie all’interno delle carceri in Ungheria, che sia l’amministrazione penitenziaria che il governo hanno smentito categoricamente.

Eppure le immagini del 29 gennaio scorso le abbiamo viste tutti: Ilaria Salis che entra in aula a processo con le catene, portata al guinzaglio da un agente di polizia penitenziaria. In una lettera inviata ai suoi avvocati ha denunciato le terribili condizioni disumane in cui è costretta a vivere in carcere. Senza carta igienica e assorbenti nei primi giorni, cimici nei letti, topi e scarafaggi nei corridoi, nella lettera scrive: "Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena. A pranzo danno zuppe molto acquose in cui c’è pochissimo cibo solido, ma dove in compenso spesso si trovano pezzi di carta o di plastica, capelli o peli".

Immagini che hanno preoccupato i familiari e che hanno scioccato l’opinione pubblica. Ma soprattutto hanno risvegliato le coscienze della politica italiana. Dal nostro punto di vista è su questo che si deve concentrare la politica italiana europea, ovvero sul rispetto dello Stato di Diritto da parte di un Paese come l’Ungheria, che fa parte appunto dell’Unione Europea.

Video di Teresa Scarcella