Parola ai cristiani: Dal legalismo giudaico alla religiosità universale – Francesco Esposito

Consci di una consapevolezza oggettiva sull’impossibilità di definire concretamente le origini del movimento cristiano, è indubbio che lo stesso si fondi su due personaggi inscindibili e che ne hanno segnato le basi della sua identità: da una parte Gesù e la sua totale appartenenza al mondo giudaico che gli ha dato i natali; dall’altra Paolo di Tarso, colui che ha rotto gli argini della tripartizione di Circoncisione, Legge e Tempio aprendosi all’universalismo di una dottrina nuova che si fondava sulla fede del Cristo della Resurrezione. Nonostante la loro indubbia importanza, l’intera tradizione cristiana trova nella lunga scia degli autori apologeti l’identità tanto agognata, in quel gioco di vera e propria supremazia finalizzata al riconoscimento della loro autorità personale e della propria dottrina.

Quest’ultima risulterà sempre più influenzata non solo dallo scorrere dei secoli, ma anche dalla diversità geografica, politica e soprattutto dalle diverse esigenze dei suoi stessi autori, portando alla lenta e inesorabile costruzione non solo della teologia cristiana, ma della figura divina del Cristo.

I primi quattro secoli della tradizione apologetica risulteranno così essere decisivi per quel Cristianesimo nato come un culto misterico-iniziatico fra tanti e che, combattendo strenuamente incassando colpi e rispondendo con vigorosa determinazione, ne ha determinato la vittoria come unica (e vera) religione di quel vasto Impero romano con la complicità del potere politico del tempo.

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