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È morta all’1:45 ora inglese di lunedì 13 novembre la piccola Indi Gregory, a cui i medici di Nottingham avevano staccato i supporti vitali. È morta per volontà dei giudici inglesi che avevano respinto l’appello dei genitori e impedito il trasferimento in Italia all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. È morta nonostante l’appello formale di Giorgia Meloni al governo di Sunak, preceduto dalla concessione d’urgenza della cittadinanza italiana alla bambina per facilitarne l’arrivo.
Una storia che ha lasciato tutti con il fiato sospeso e la tristezza nel cuore, grazie all’importante lavoro dei nostri media che hanno tenuto il pubblico aggiornato costantemente sugli sviluppi della vicenda. Com’è bello vedere una mobilitazione del mondo dell’informazione così forte quando in ballo c’è la vita dei più deboli e indifesi: i più piccoli.
Sarebbe ancora più bello però se questa stessa energia venisse indirizzata anche nei confronti della tragedia umanitaria che sta avvenendo a Gaza. Sono oltre 11mila infatti i morti dopo oltre un mese di conflitto, di cui quasi la metà bambini innocenti. Bambini la cui unica colpa è stata quella di nascere in un territorio che da oltre 50 anni subisce una illegittima e violenta occupazione.
Per loro nessuna parola è stata spesa dal governo italiano, complice come tutto l’Occidente del genocidio messo in atto da Netanyahu. Nessun appello formale, nessuna ferma presa di posizione. Dalla parte dei più deboli solo quando conviene, solo quando il caso può essere strumentalizzato mediaticamente per distrarre dal menefreghismo istituzionale rispetto a quanto sta avvenendo in Medio Oriente. Un atteggiamento quello dell’esecutivo che d’altronde rispecchia quello dell’intero parlamento italiano, come dimostra il divieto di esporre bandiere della Palestina imposto dalla segreteria del PD ai manifestanti scesi in piazza il 12 novembre. Solo finte e vuote bandiere della pace.
Solo la cittadinanza corre ai ripari e, come può, si mobilita. Dopo le grandi manifestazioni che da nord a sud hanno espresso chiaro sostegno al popolo palestinese, gli studenti hanno iniziato a occupare gli atenei e migliaia di intellettuali hanno chiesto al mondo della cultura di prendere posizione contro Israele.
Purtroppo i nostri rappresentanti fanno orecchie da mercante.
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