Una verità sfugge nel mezzo della propaganda sanremese, tra gonne e monologhi anti maschio bianco

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Finalmente il festival della canzone italiana di #Sanremo è finito. Per dirla con il poeta Orazio, nunc est bibendum, hoc erat in votis.

L’ortopedizzazione liberal-progressista svoltasi dal teatro dell’Overton, come l’ho ribattezzato, è terminata. Alcuni suoi momenti salienti rimarranno scolpiti nella mente per il loro fortissimo impatto ideologico. Voglio ricordarne alcuni.

In primis il surreale monologo della comica #TeresaMannino contro il maschio bianco, apice della ben nota lotta contro il patriarcato, che in realtà è lotta contro l’idea della famiglia, e ripropone di fatto una forma di maschilismo di segno rovesciato, nel quale si afferma la superiorità della donna sull’uomo. Ma poiché un cubo rovesciato resta pur sempre un cubo, anche dire che la donna è superiore all’uomo non fa altro che riproporre i moduli del vecchio maschilismo che affermava la superiorità dell’uomo sulla donna. L’abbiamo detto più volte, il #patriarcato oggi per fortuna non esiste più e quella che viene chiamata lotta contro il patriarcato è in realtà semplicemente la lotta contro l’idea del padre come simbolo della legge condotta da una civiltà turbocapitalistica che mira alla deregolamentazione integrale di tutto.

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