Urlano contro Berlusconi anche dopo la sua morte, e poi tacciono su Draghi e Monti

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A ormai una settimana dalla morte di Silvio Berlusconi continua imperterrito, incontenibile, a infuriare il dibattito infuocato intorno alla sua figura, la sua eredità, ai suoi limiti e alle sue grandezze. Ed è del tutto normale direi che il dibattito continui con tanta passione, data l’importanza che la figura di Silvio Berlusconi ha svolto nella storia più recente dell’Italia, nella storia di quella che è stata definita la Seconda #Repubblica, per distinguerla dalla prima, terminata con la svolta di #Mani Pulite e con l’introduzione di quella che Silvio Berlusconi stesso appellò la rivoluzione liberale; con annesso smantellamento dello Stato sociale e passaggio dell’Italia al paradigma neoliberale ormai trionfante in tutta Europa dopo l’anno fatidico del 1989.

Una categoria non trascurabile e niente affatto minoritaria è composta da quelli che vorrei oggi definire i tarantolati dell’anti-berlusconismo. Si tratta di coloro che, animati da odio cieco, continuano anche ora che Silvio #Berlusconi è morto a scaricare il loro rancore verso la figura del #Cavaliere di Arcore. Si tratta di persone che non argomentano poi molto, sono soprattutto accecate dall’odio. E allora confondono senza posa la questione morale con quella politica, la questione mediatica con quella legale. E in fondo non fanno altro che esibire un incontenibile odio quasi personale verso la figura di #Silvio Berlusconi.

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